domenica 1 settembre 2013

Sono una Musa. Piacere.



Sembra che se ti prendi cura di ortaggi dando loro il tuo sangue mestruale, questi riconoscano di cosa hai bisogno e te lo restituiscano in vitamine e ferro.
Il fatto che una pianta riesca a comprendermi meglio di un essere umano attraverso l'assunzione di una sostanza prodotta dal mio corpo mi ha lasciato nella meraviglia e mi ha regalato la speranza che anche noi arriveremo al loro livello energetico di empatia.
Studi hanno rilevato che le piante sono in grado di percepire le tue intenzioni e si comportino di conseguenza, forse per questo le mie quando mi vedono si ammosciano e quando vedono mia madre gioiscono; hanno compreso che non ho la minima intenzione di prendermene cura. Nonostante questo alcune piante mi fanno le feste più di altre, come ad esempio i cactus. I cactus mi adorano perché sono creature indipendenti, un pò come i gatti e così apprezzano il mio non star loro troppo addosso.
Ultimamente la mia vita è sembrata un pò un giro di giostra sgangherata e la mia resistenza ne ha pagato il prezzo, sono davvero stanca, è per questo che non ho scritto per un pò, ero a riprendermi dai colpi.
Sto sviluppando un approccio zen, stare nel qui e ora, non sempre ci riesco, ma sono bravissima a parlarne, è già qualcosa per il momento.
A volte cerco di ricordarmi di me, di riportare la mente a stare qui, a non cadere nel tranello del tempo, ripetendo che non esiste che quest attimo da vivere nella pienezza.
Alla fine i sogni se impregnati di volontà e fiducia al risveglio si vestono di realtà e si possono vivere non solo raccontare.
Non mi sono mai avventurata oltre oceano nella scrittura perché dello spazio temo la dispersione un pò come un caro collega di lettere Gabriele Policardo, mi sono lasciata cullare dall'ispirazione del momento e ho costruito attorno ad una frase balenata in mente una sentenza o un castello di parole che girano intorno al centro di ogni emozione così da mettere in evidenza ciò che deve affiorare per essere lasciato andare.
Ho accettato il coraggio di ammettere di non saper fare di meglio nella vita che scrivere 2 parole, per avvicinarmi ad un'anima, sentire trasmettendo attraverso lo scritto la mia autenticità.
Ho guardato nel buio senza scorgere luce, mi sono spaventata ma sono rimasta e ho scoperto che la luce ero io e che brillavo per dare una direzione. Potrei scrivere su linkedin professione: Musa.


O meno poetico: cartello stradale. Che cosa vai cercando se sei un cartello stradale? Non sei un'automobilista. Non sei un pedone. Sei una direzione. Io sono una direzione, il mio lavoro è indicare la strada, non so fare altro, ma ragazzi lo faccio splendidamente.

Per essere più poetici potrei parlare di muse...eccomi! sono una Musa piacere!

Per chi non lo sapesse, le Muse (in greco Μοῦσαι, -ῶν, in latino Mūsae, -arum) sono i nove personaggi della mitologia greca e romana, figlie di Zeus e di Mnemosine o Armonia, o, secondo un'altra versione, di Gaia (Terra) e Urano (Cielo) L'importanza delle muse nella mitologia antica fu assai elevata: esse infatti rappresentavano l'ideale supremo dell'Arte, di cui erano anche patrone.Preposte all'Arte in ogni campo, chiunque osasse sfidarle veniva punito in maniera severa. Le Sirene, volendole sfidare nel canto, furono private delle proprie ali, utilizzate poi dalle stesse Muse. Anche le Pieridi, sempre in una sfida simile, vennero tramutate in uccelli.
Il numero delle muse e il campo dell'arte in cui esse agivano venne precisato intorno al IV secolo a.C. I loro nomi erano:
* Calliope, dalla bella voce, la Poesia epica, con una tavoletta ed un libro;
* Clio, colei che rende celebri, la Storia, seduta e con una pergamena in mano;
* Erato, che provoca desiderio, la Poesia amorosa, con la lira;
* Euterpe, colei che rallegra, la Poesia lirica, con un flauto;
* Melpomene, colei che canta, la Tragedia, con una maschera, una spada ed il bastone di Eracle;
* Polimnia, dai molti inni, il Mimo, senza alcun oggetto;
* Talia, festiva, la Commedia, con una maschera, una ghirlanda d'edera ed un bastone;
* Tersicore, che si diletta della danza, la Danza, con plettro e lira;
* Urania, la celeste, l'Astronomia, con un bastone puntato al cielo.






Quale destino è riservato ad una Musa? Quello di essere seguita.


E se per una volta lei non sapesse che direzione prendere?


Sarebbe il suo colmo.
















Pamela De Logu

lunedì 5 agosto 2013

Ho visto un angelo nel dolore ed ho pregato fino a liberarlo

Pregate, pregate incessantemente dentro di voi per liberare quell'angelo che grida nel dolore.
Se riusciste a vedere in ognuno l'angelo che è, che si porta dentro sempre, allora non vi arrabbiereste più avreste fiducia nel fatto che sta facendo del suo meglio per voi, sempre e comunque.
Che è lì per insegnarvi qualcosa che avete bisogno di apprendere per poter salire, nel senso di liberarvi, alleggerirvi, volare proprio come l'essere che siete.
Quando soffrite, non scacciate la sofferenza, state lì, nel disagio state lì, arriverà presto la pace perché chi resiste da forza, chi abbraccia la riceve.
Michelangelo Buonarroti disse: "Ho visto un angelo nel marmo e ho scolpito fino a liberarlo" 
Quando incontrate sulla vostra strada persone dure, non lasciatevi ingannare e ricordate nel marmo si nasconde un angelo, benedite quelle persone e non lasciatevi spaventare, pregate affinché ciò che è dentro di voi possa sciogliere ciò che deve essere sciolto per liberare l'anima.
Rendetevi disponibili alla fiducia, non temete. Così come il sole scioglie i ghiacci, l'amore scioglie i nodi.
Conoscevo una persona, credevo di averla persa, non l'avevo affatto persa, avevo solo dimenticato di vederla per quello che era. 
Quando riconosci il valore non hai più bisogno di mercanteggiare e tutto ti viene dato, quando nutri la fiducia a dispetto di tutto, ogni porta si apre.
Fidatevi, abbiate il coraggio di fidarvi anche quando tutti vi diranno che state sbagliando, non date credito a ciò che non è amore, fidatevi del cuore non delle parole.
La prossima volta che guarderete negli occhi questa persona, sorridete e abbiate fiducia. 
Dando fiducia al buono che è in lei darete fiducia al buono che è in voi. 
Non conosco altro modo per fare dell'amore e di una relazione una meravigliosa opera d'arte.

Grazie

Pamela C. De Logu


Angelo reggicandela Michelangelo Buonarroti Chiesa San Domenico Bologna

domenica 28 luglio 2013

La nuova visione del Sacrificio


Nel mio e-book ad un certo punto parlo di sacrificio, di come questa parola sia stata il leit motiv della mia storia famigliare all'interno di dinamiche logoranti per il piacere.

Wikipedia (che Dio la benedica!) riporta:

Il sacrificio (dal latino sacrificium, sacer + facere, "rendere sacro") è quel gesto rituale con cui dei beni (oggetti, cibo, animali o anche esseri umani), vengono tolti dalla condizione profana e consegnati al sacro, venendo per questo dedicati in favore di una o più entità sovrumane, come atto propiziatorio o di adorazione.

Il termine "sacrificio" ha tuttavia perso, nel lessico comune, quest'accezione religiosa per intendere in generale uno sforzo, la rinuncia a qualcosa in vista di un fine. (Wikipedia)

La vittima sacrificale doveva essere secondo i Greci sempre d'accordo altrimenti non sarebbe avvenuto nessun sacrificio, c'era dunque una volontà consapevole nello scegliere.
Mi viene da pensare all'analisi transazionale dove i ruoli genitore bambino vengono svolti spesso in maniera automatica senza coscienza in un gioco che produce continuamente vinti e vincitori, fintanto che non interviene l'adulto, colui che sa, che guarda avanti.

L'antropologia e le scienze umane mi hanno sempre affascinato, ammiro Gimbutas e il suo lavoro, nei suoi scritti emerge una chiara intenzione di creare un fil rouge che collega nel tempo il paganesimo e il periodo matriarcale alle religioni monoteiste e patriarcali usando come anelli di congiunzione i confronti.

Ciò che torna utile è rendersi conto di come il sacrificio da sempre sia stato un modo di trasformare la fine di qualcosa in un nuovo inizio attraverso la gestualità e la ripetizione di una volontà.

Ma oggi tutto questo come può tornarci utile?

Noi che ci siamo sacrificati nella vita senza che nessuno ci chiedesse se lo volevamo oppure no.
Noi che abbiamo solo seguito i nostri predecessori senza stare a discutere.
Noi che siamo rimasti intrappolati in fitte trame di nodi familiari.
L'unica arma a nostra disposizione è il riappropriarci dell'etimologia vera e propria della parola sacrificio.

Smetterla di proseguire l'opera di altri e scegliere consapevolmente se lasciarci sgozzare oppure dare inizio a un nuovo lavoro che i nostri figli sceglieranno a loro volta di fare o meno volontariamente.
Insegnando loro, non a fare le nostre scelte o quelle che vogliamo facciano, ma ad ascoltarsi nei loro desideri, per prendere la decisione più giusta per loro, non per adempiere all'ingrato compito di soddisfare aspettative altrui.

Noi siamo l'anello di congiunzione tra quello che c'è stato e quello che ci sarà. 
Noi siamo il presente, la possibilità di far nascere l'uomo nuovo. 
Noi abbiamo una grande responsabilità: quella di essere adulti, di interiorizzare il sacrificio.
Ci siamo lasciati sgozzare ora possiamo rinascere a nuova vita, coltivando una forza interiore e una fede incrollabile nel camminare accanto alla morte come un guerriero e guardare all'amore con occhi puliti e cuore aperto capaci di trasformare il piombo in oro.

Noi siamo coloro i quali possono, rendendo uno sforzo di volontà sacro, generare atti di perfetta consapevolezza.



Pamela C. De Logu



mercoledì 17 luglio 2013

Ricordati chi sei...



E poi accadde che sperimentò l’abbandono.

Dio volle così perché lei si volgesse all'interno per l’amore, non fuori.


Si lasciò cadere come una foglia a terra e iniziò a vedere quello che pensavano di lei, mentre Dio da dentro le sussurrava dolci parole, lei le distorceva con cose dette da altri qui e là. Odiò il Suo essere non rendendosi conto che questo, ci mette sempre sulla strada della riconciliazione mai della separazione.Si ritrovò sola a doversi ascoltare, prendersi cura del suo mondo, una madre prima d’esser figlia, una donna non riconosciuta nemmeno da se stessa.Chi era? Chi era adesso? Chi era sempre stata? Ora la domanda doveva esser fatta, ma non più ad un uomo, ad un amico o ad un vicino.Ora la domanda doveva esser fatta nell'unico posto dove avrebbe trovato una risposta: nell'istante interiore di secoli, nel suo cuore, dove era in attesta di esser pronunciata da chissà quanto…Così per gioco salì su un palco, salì e le tremarono le gambe, si guardò attorno e vide il suo nemico più temuto: il giudizio.Ma stavolta non scese, si schiarì la voce e stette.Eccola prender vita in giravolte e sorrisi, in battute e sospiri, eccola la verità che veniva fuori da un sipario.Eccola ad accorgersi di sé.E allora guardando una sua foto dissi:“Tu sei una di quelle donne la cui bellezza è nascosta da un'insicurezza tenace di non essere all'altezza, un'insicurezza che viene zittita in un teatro quando scricchiolano i tuoi passi sul palco della vita e ridiventi tu. Tutti quei personaggi sono parti di te e il loro unico scopo è aiutarti a farti riconciliare con la tua vera essenza: la bellezza.Quando ti dimentichi in fretta di te. Sali lì sopra e ricordati chi sei.”



Ad una cara amica attrice/collega/mamma :)




P.











domenica 14 luglio 2013

Se solo...



Mi avvicinai al telefono e non risposi.
Era quella chiamata che uno fa per alleviare l’ansia e accertarsi che tu sia ancora viva.
D’altra parte come biasimarlo, ultimamente sembra andare di moda il "farsi fuori"
I bambini indaco tormentati, solitamente a 27 anni se ne vanno lasciandoci quantomeno un bel repertorio musicale.
Io a 32 sono fuori dalla classifica dei maledetti e nessuno mi paragonerebbe a Amy Winehouse.
Inoltre, mentre questi pure da morti aiutano la famiglia facendola campare di copyright, io accollerei a questa solo le spese del funerale. No, non mi sembra il caso.
Le entrate a ritmo sincopato irregolare danno luogo a spostamenti d’accento destabilizzanti in me.
Mi accorgo ora, di quanto le lezioni di improvvisazione teatrale siano una delle cose più utili a tornarmi: cambiare registro scivolando come olio su una padella nuova fa di me una maestra di frittura.
Sono tempi duri questi, tempi di pulizia, arriva il dolore e tu sei nudo.
Quando a disposizione hai solo il cuore, se non lo usi sei spacciato. Molti credono che chiuderlo sia la soluzione, mentre è solo una difesa. Sono i tempi della fede questi.
Quelli in cui c’è nebbia davanti ai tuoi occhi perché la verità non appartiene ai cinque sensi.
Ripeti il salmo 23 nei momenti in cui senti cedere la forza disse un giorno mia nonna:

Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me.

Vivo la fine di un’epoca, quella del capitalismo passando per il “debitismo”. Da un contratto all'altro tutti sfoderiamo una flessibilità della quale a nessuno importa.

Le mie origini sarde mi regalano tenacia per questo non ho rinunciato a sognare ma i miei sogni hanno bisogno di una trama più spessa e così davanti ad un rifiuto non metto più la testa sotto il cuscino ma mi confeziono un vestito di alternative.

Dio mi ha salvata attraverso l’arte. E io non posso lasciar andare un giorno senza ringraziare la vita.


Non ci si può svegliare prendendo sedativi, per questo si sente tanto male.
Il processo di consapevolezza è un’acquisizione di potere da parte di chi rendendosi disponibile a guardare il suo buio, quando inizia a vedere la luce si sente bruciare gli occhi.
Come un’araba fenice l’uomo nuovo rinasce dalle sue ceneri.
La mitica creatura divenuta simbolo di morte e risurrezione:
"Dopo aver vissuto per 500 anni, sentendo sopraggiungere la morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma e si lasciava bruciare per rinascere nella luce"
Mi ha sempre affascinato, forse è per questo che l’ho scelto come mio simbolo di potere e l’ho tatuato sulla pelle a diciotto anni.
Proprio l’arte e il processo di trasformazione ci avevano unito anni prima in un precipitarsi di eventi concatenati tra loro armonicamente.









La vita ci aveva fatti incontrare, scontrare, incontrare di nuovo. E noi non avevamo fatto niente per evitarlo.
Finivamo per giungere sempre nel punto esatto in cui ognuno di noi due sentiva di conoscere l’altro nel profondo meglio di chiunque e ciò dava a entrambi la sicurezza che qualunque cosa sarebbe accaduta non avremmo mai permesso di perderci.
Io avevo le ali, lui la luce.
Per un po’ mi sono sentita la musa di Apollo, poi un pollo.
Le strade si erano separate anni fa ma avevano ripreso ad unirsi nel desiderio di una scintilla che non mancava mai nell'incontro tra aria e fuoco.
A volte il vento soffiava troppo forte e il fuoco era troppo debole, allora questo si spegneva.A volte il vento era lieve e il fuoco prepotente bruciava solo.
Poi però accadeva che aria e fuoco danzassero nello spazio di due sguardi e allora diventavano invincibili. L’intuizione e l’ideale al servizio dell’azione, l’azione fedele all'ideale e alla creatività del femminile. In comunione perfetta d’intenti.
Se solo se ne fossero resi conto sempre, avrebbero conquistato il mondo, anzi, ne avrebbero creato uno più bello perché per cose già viste non hanno mai avuto né voglia né tempo.

Se solo se ne accorgessero che la Natura è così generosa da offrire tale bellezza agli amanti allora non servirebbe soffrire tanto...

P.

giovedì 20 giugno 2013

Da quando sono diventata il nemico?

Ho amato tanto da vedere oltre le illusioni, la realtà di chi avevo di fronte.
Ho amato tanto con gli occhi e con le mani, sforzandomi come potevo per riuscire a farmi credere da chi non era in grado di vedere quello che per me, era chiaramente la realizzazione del suo destino nella vita.
Ho amato tanto da crederci nonostante qualcuno tentasse di confondermi e scoraggiarmi, ho amato oltre le prove, oltre tutto; perché l’amore o è assoluto o non è.
Ho amato da vicino mentre il respiro si faceva corto e amato da lontano mentre il sogno mischiava i colori del giudizio.
Ho amato non sentendo nessuno perché il mio era un ascolto.
Ho amato puntando alla comprensione non al malinteso, all'unione non alla divisone, alla costruzione non alla distruzione.
L’ho fatto in modo grezzo, forse zoppicando, con dei fiori nelle mani appena colti e dei semi da piantare.
L’ho fatto così anche quando non sapevo come, l’ho fatto a modo mio, come meglio potevo, sbagliando ad esprimermi ma mai mentendo.
L’ho fatto come una bimba ingenua prima e come una donna impaurita dopo, l’ho fatto come qualcuno che cerca aiuto più tardi e come una sconosciuta familiare alla porta ora.
Mi hanno detto: “Non ti preoccupare. Tutti sbagliano”
Ma gli errori possono essere corretti, allora io chiedo questo oggi: che i miei errori siano corretti, che il tempo sia clemente, che la mente sia sanata e il perdono accordato.
Perché voglio essere amata nella completezza del mio aver fallito, piuttosto che scontare la pena di un gesto compiuto nell'assoluta mancanza di consapevolezza.
Perché voglio una possibilità altra e non un eterno ritorno nella mia caduta.
Perché ho regnato all'inferno senza soddisfazioni, con un orgoglio malconcio, accorgendomi che, servire in paradiso sarebbe stato l'unico modo di fare il mio massimo bene.
Ho amato senza mai pentirmi, ho amato tanto da arrivare a non fare più nulla per poter far crescere ciò che la terra aveva in serbo.
Ho amato tanto da riuscire a restare in silenzio quando ferita nell'ego sono stata sostituita, perché l'amore non è suo ma di Dio.
Ho amato tanto da sanguinare eppure dire: “Sia fatta la Tua Volontà”
E ora solo una domanda mi accompagna la sera, quando in un autistico stato di cose ricomincio a pregare per rilasciare: Da quando, dimmi, da quando io che sono sempre stata tua complice, amica, sorella, amante, donna, sono diventata il nemico?

Da quando sono il nemico?

P.

giovedì 13 giugno 2013

Silenzio= Vuoto/Pieno

Lo spazio vuoto tra una parola e l'altra crea il senso, la pausa tra una nota e l'altra crea la melodia.

Il silenzio è sempre creativo, è il momento in cui in potenza vive l'espressione ultima, qualunque sia.

Quando resto in silenzio creo il mio mondo, quando parlo lo definisco.

Il silenzio ha quindi la funzione del foglio di carta, contiene l’idea che prenderà vita e nel definirla a parole verrà trasmessa.

Nel silenzio il fiore sboccia, nel silenzio il seme germoglia, nel silenzio il perdono giunge.

Quando sei in pace è perché la risposta che hai scelto è quella che ti è stata data da Dio.

Non fare niente senza prima sentire la pace nello scegliere una strada piuttosto che un’altra.
La pace è la risposta, la felicità una conseguenza, l’amore un diritto, la consapevolezza il risveglio.
Non accettare niente che sia meno di ciò che ami, non accontentarti perché il tradimento si paga con la morte.

La paura è sfiducia, è credere nelle illusioni, negli incubi che hai creato per giustificare il tuo non volerti accettare divino e responsabile per ciò che ti accade.

Ma prima o poi verranno a chiederti il conto.

Volente o nolente.

E’ la verità e le illusioni non possono reggere a lungo, non sarai disilluso, sarai sveglio e allora qualcuno busserà alla tua porta, quello stesso qualcuno che credevi aver perso.
Scoprirai in realtà aver sempre atteso.

Ti sorriderà e a te sembrerà di averlo lasciato solo il giorno prima, lo accoglierai con un abbraccio e gli dirai grazie per aver compreso. Sentirai una profonda comunione.

Ti siederai e comprenderai l’importanza dell’attenzione, saprai cosa dire, come dirlo e cosa fare.
Smetterai di esitare e di avere paura. Per la prima volta agirai. Non sarai lì a difenderti ma a comunicare.

Ti lascerai cadere fra calde braccia non preoccupandoti del giudizio, piegherai il capo non più in segno di sconfitta ma di riverenza.







E lei disse: “Dove sei stato?”

“Ad attenderti” Rispose

“Perché sei qui?” chiese curiosa

“Per riportarti a casa” disse lo spirito dell'amore.

p.