giovedì 5 giugno 2014

Nella tristezza l'anima danza


Vorrei aver fatto scelte migliori, vorrei essere l'eroe che immagino ogni giorno. Vorrei avere la forza per continuare a provarci, ma soprattutto, vorrei continuare a crederci.

Gianmarco Campone

E arrivò la tristezza, a ricordarti che non tu non sei quello che sei diventato per compiacere un insegnante, un padre, un morto.
O per rivincita nei confronti di un destino avverso, un nemico, una delusione.
Che tu, non sei quello che ti sei impegnato a diventare con tanto sforzo.
Che tu non sei un obbiettivo.Scelgo la forma non vicina all'etimo latino per restare accanto alla meno conformista in letteratura e più popolare doppia b.
La tristezza ti ha chiesto: chi sei?  E tu non hai saputo rispondere.
Credi che lei ti abbia voluto sfidare mentre ti sta solo invitando a scoprirti.
Quanti di quei vestiti che indossi sono tuoi?
Cosa significa scelte migliori?
Le scelte possono essere tue o non tue non migliori o peggiori.
Il giudizio le può catalogare ma l'anima non conosce scelte migliori che quelle che fa perché le procurano gioia.
E allora la tristezza è un messaggio: Ti piace quello che stai scegliendo? O lo stai scegliendo per non deludere qualcuno, per fare un piacere a qualcun altro?
Nella tristezza ci sono molte sfumature di colori, se l'osserviamo, se ci guardiamo dentro e la prendiamo con noi ci mostra una parte nascosta, segreta di noi, che chiede di trovare un modo per indicarci cosa è davvero importante per la nostra crescita e il nostro benessere.
A volte rifiutandomi di ascoltare non apro la porta a questa parte di me ma lei è tenace e bussa più forte.
Alla fine la spalanca violentemente e mi viene ad abbracciare togliendomi il respiro ricordandomi che farei meglio ad invitarla per un caffè la prossima volta piuttosto che farla incazzare.
Non riuscivo a vedermi, a vedere quanto di tutto ciò che portavo avanti era un desiderio altrui, quanto non avevo lasciato andare e quanto non accettavo di vivere in un conflitto piuttosto che adoperarmi a tutti i costi per una pace finta, volevo sistemare qualcosa come si fa con una macchina ignorando i tempi di semina e maturazione, ignorando che io non ho il controllo sui moti dell'anima ma che lei se la lascio fare si occupa di me, di procurarmi tutto ciò di cui ho bisogno al momento giusto.
E' una questione di fiducia.
E' una questione di fede.
E' un arrendersi a un potere che dentro di te sa esattamente quando le ali sono pronte per spiccare il volo.
Non serve a nulla metter fretta a un seme, il fiore ha i suoi tempi per venir fuori non i tuoi, la natura fa tutto nel migliore dei modi, non ha bisogno del nostro brillante intervento.
Lo avevo dimenticato, avevo dimenticato di accogliere e ascoltare, di starmene lì a dar retta a chi ne sa più di me, alla forza che dentro di me trasforma il bruco.
Avevo sbagliato? Mi sentivo in colpa?
Stavo lì e accoglievo, stavo lì e per la prima volta non stavo facendo più niente per cambiare le cose, con umiltà mi accorgevo che rinunciando all'ostinazione si faceva spazio una forza e un potere antichi, dimenticati.
Così mi è venuta voglia di disegnare, avrei disegnato qualcosa di triste pensai...
Ma con meraviglia scoprii che nella tristezza la mia anima danzava, riportandomi a casa...
Eccola qua! :)


Quando farai della tua sofferenza una cattedrale, tu diventerai il tuo unico Dio.
 Stefano Gentilini 
...o Dea
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/tristezza/frase-225693?f=t:30>


da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/tristezza/frase-225559?f=t:30>

martedì 3 giugno 2014

Sii un umile sarto della tua vita

Mi è capitato giorni fa di vedere su You Tube una conferenza di Alejandro Jodorowsky.
Conosco Jodorowsky da prima che diventasse "new age" conoscere Jodorowsky, da prima che fosse facile scrivere il suo nome senza cercarlo prima su Google, ho letto tutti i suoi libri e visto i suoi film, è il motivo per cui so lo spagnolo, è il mio uomo ideale, se mai potesse esisterne uno ideale, il mio sarebbe un mix tra lui, Bert Hellinger e Depp in mani di forbice: un mostro di bellezza.
Nella sua conferenza Alejandro ha iniziato a parlare di racconti e di come questi ci facciano riflettere...
Uno in particolare mi ha colpito: quello del sarto.
Potrete ascoltare il racconto al 47 esimo minuto del video che posterò qui sotto.
Ad ogni modo: c'è un regno, la Regina ha buon gusto, il sarto di corte, il migliore del regno riceve una seta meravigliosa, inizia a lavorarla dicendo: "ne farò il migliore dei miei vestiti!"
Una volta terminato, va davanti alla regina e dice: "guardi questa meravigliosa seta e questo meraviglioso vestito!"
La regina lo vede e si infuria, non gli piace e lo rimanda indietro dicendo che lui la stava insultando.
Il sarto non comprende e spaventato e dispiaciuto se ne va.
Egli si reca dal saggio di corte, spiega a questi la situazione e pronto ad ascoltare un consiglio si sente dire che deve ritornare nel suo laboratorio scucire il vestito e rifarlo uguale e riportarlo alla regina.
 Il sarto è confuso ma obbedisce.
Una volta fatto ciò, va dalla regina ma questa volta intimorito lasciandosi trasportare dalle parole del saggio.
Propone alla regina il vestito e questa volta lei ne rimane incantata e si complimenta con il sarto.
Il sarto non comprende: è la stessa tela! lo stesso vestito!
Torna dal saggio e chiede: "per favore spiegami è lo stesso vestito!"
"Si è lo stesso vestito ma tu sei diverso: il primo te era orgoglioso, il secondo te era un umile artista."
Quello che importa davvero è come fai le cose...se sei un artista narcisista arriva il narcisismo perché l'opera è la trasmissione della tua anima...
Quando ti dimentichi di te e ti dai all'opera stessa, allora l'opera vale...il primo vestito voleva applausi, il secondo voleva che la regina comprendesse che il vestito era bello...
Così l'opera sarà arte solo se non si aspetteranno applausi ma si sarà onesti e ci si metterà da parte per essere umile canale.
L'arte che non cura non è arte è intrattenimento.
Da qui, riflettendo, ho compreso perché non mi è mai importato di fare pubblicità al mio blog, scrivo perché mi piace, perché amo farlo, spero di poter aiutare qualcuno, ispirarlo.
Ho fatto teatro terapia perché volevo aiutare non primeggiare, non mi importa di vendere, mi importa che le persone trovino una strada, la loro strada e crescano in accordo con il loro fine.
Mi piace indirizzare le persone verso quello che sono destinate ad essere e lo faccio con gioia, se ne ricaverò denaro bene se no va bene ugualmente perché il mio fine non è guadagnare bensì dare. E dando si riceve in un modo o nell'altro comunque.
Molte persone mi hanno fraintesa, molte nel mio cammino mi hanno rispedita al mittente, ma spesso era perché non avevo avuto l'umiltà di accettarle nella loro diversità o di accettare che non eravamo fatte per camminare insieme. Sono comunque state dei maestri.
Tutti coloro che  mi hanno fatta crescere sono stati dei maestri, mi hanno aiutata a scegliere in base all'onestà e all'autenticità e non al profitto.

Tutte le volte che volevo compiacere qualcuno  finivo per sentirmi male... Fate qualcosa perché amate fare quella cosa non per avere dei risultati.
Ecco perché' molti non ottengono nulla .. Invece di pensare mi piace? Pensate al risultato ...
mi ricordo che una volta uno psicologo disse a una donna che non riusciva ad avere figli: "Ma le piace far l'amore con suo marito?" Lei rispose: "cosa c'entra ora questo? Io voglio un figlio!"
Calo' il silenzio in sala, io nel gruppo forse ero stata l'unica ad aver capito.. 
Forse perché era un messaggio rivolto a me: se non ami non crei.