domenica 14 luglio 2013

Se solo...



Mi avvicinai al telefono e non risposi.
Era quella chiamata che uno fa per alleviare l’ansia e accertarsi che tu sia ancora viva.
D’altra parte come biasimarlo, ultimamente sembra andare di moda il "farsi fuori"
I bambini indaco tormentati, solitamente a 27 anni se ne vanno lasciandoci quantomeno un bel repertorio musicale.
Io a 32 sono fuori dalla classifica dei maledetti e nessuno mi paragonerebbe a Amy Winehouse.
Inoltre, mentre questi pure da morti aiutano la famiglia facendola campare di copyright, io accollerei a questa solo le spese del funerale. No, non mi sembra il caso.
Le entrate a ritmo sincopato irregolare danno luogo a spostamenti d’accento destabilizzanti in me.
Mi accorgo ora, di quanto le lezioni di improvvisazione teatrale siano una delle cose più utili a tornarmi: cambiare registro scivolando come olio su una padella nuova fa di me una maestra di frittura.
Sono tempi duri questi, tempi di pulizia, arriva il dolore e tu sei nudo.
Quando a disposizione hai solo il cuore, se non lo usi sei spacciato. Molti credono che chiuderlo sia la soluzione, mentre è solo una difesa. Sono i tempi della fede questi.
Quelli in cui c’è nebbia davanti ai tuoi occhi perché la verità non appartiene ai cinque sensi.
Ripeti il salmo 23 nei momenti in cui senti cedere la forza disse un giorno mia nonna:

Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me.

Vivo la fine di un’epoca, quella del capitalismo passando per il “debitismo”. Da un contratto all'altro tutti sfoderiamo una flessibilità della quale a nessuno importa.

Le mie origini sarde mi regalano tenacia per questo non ho rinunciato a sognare ma i miei sogni hanno bisogno di una trama più spessa e così davanti ad un rifiuto non metto più la testa sotto il cuscino ma mi confeziono un vestito di alternative.

Dio mi ha salvata attraverso l’arte. E io non posso lasciar andare un giorno senza ringraziare la vita.


Non ci si può svegliare prendendo sedativi, per questo si sente tanto male.
Il processo di consapevolezza è un’acquisizione di potere da parte di chi rendendosi disponibile a guardare il suo buio, quando inizia a vedere la luce si sente bruciare gli occhi.
Come un’araba fenice l’uomo nuovo rinasce dalle sue ceneri.
La mitica creatura divenuta simbolo di morte e risurrezione:
"Dopo aver vissuto per 500 anni, sentendo sopraggiungere la morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma e si lasciava bruciare per rinascere nella luce"
Mi ha sempre affascinato, forse è per questo che l’ho scelto come mio simbolo di potere e l’ho tatuato sulla pelle a diciotto anni.
Proprio l’arte e il processo di trasformazione ci avevano unito anni prima in un precipitarsi di eventi concatenati tra loro armonicamente.









La vita ci aveva fatti incontrare, scontrare, incontrare di nuovo. E noi non avevamo fatto niente per evitarlo.
Finivamo per giungere sempre nel punto esatto in cui ognuno di noi due sentiva di conoscere l’altro nel profondo meglio di chiunque e ciò dava a entrambi la sicurezza che qualunque cosa sarebbe accaduta non avremmo mai permesso di perderci.
Io avevo le ali, lui la luce.
Per un po’ mi sono sentita la musa di Apollo, poi un pollo.
Le strade si erano separate anni fa ma avevano ripreso ad unirsi nel desiderio di una scintilla che non mancava mai nell'incontro tra aria e fuoco.
A volte il vento soffiava troppo forte e il fuoco era troppo debole, allora questo si spegneva.A volte il vento era lieve e il fuoco prepotente bruciava solo.
Poi però accadeva che aria e fuoco danzassero nello spazio di due sguardi e allora diventavano invincibili. L’intuizione e l’ideale al servizio dell’azione, l’azione fedele all'ideale e alla creatività del femminile. In comunione perfetta d’intenti.
Se solo se ne fossero resi conto sempre, avrebbero conquistato il mondo, anzi, ne avrebbero creato uno più bello perché per cose già viste non hanno mai avuto né voglia né tempo.

Se solo se ne accorgessero che la Natura è così generosa da offrire tale bellezza agli amanti allora non servirebbe soffrire tanto...

P.

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