domenica 26 febbraio 2012

La praticità non deve mai venir meno

Una spiritualità che non è pratica non ha niente di spirituale. 
Mi sono accorta che molte persone che si definiscono spirituali sono pressapochisti dal sorriso ebete stampato sulla faccia.
Una storia mi ha colpito profondamente, quella di un maestro che non ama definirsi maestro ma che maestro lo è sul serio: un uomo che ha cominciato dalla terra e che ha mosso i primi passi nella spiritualità mangiando polvere e sangue, vivendo dolori e schivando una vita di colpi. 
Non è importante chi sia, in fondo potresti essere anche tu che leggi...
Quest' uomo si apprestava a fare un lavoro che avrebbe avuto bisogno della sua testa oltre che del suo cuore naturalmente, un noto maestro lo iniziò: gli diede della droga e gli chiese di provare. 
Egli provò, davanti alla notorietà dell'altro quasi sempre ci lasciamo prendere dal dare fiducia con superficialità. Niente da giudicare.
Ma accadde che sotto effetto della droga egli riuscì a restare lucido, si distaccò dalle sue allucinazioni e disse al maestro: "Se un ladro venisse a casa mia ora, io non potrei difendermi e non potrei difendere la mia famiglia" Il maestro gli disse: "Non pensare queste cose o le tue allucinazioni si faranno angosciose". E il vero maestro disse:" Non m'importa, sono allucinazioni, constatavo che questa roba non è pratica, ti confonde se io devo fare qualcosa come difendermi da un ladro o dar da mangiare alla mia famiglia non me lo permette. Non può essere spirituale una roba così. Se io devo dar da mangiare a me e alla mia famiglia, devo lavorare a meno che non voglia fare il parassita. Allora si potrei farlo ma costringerei altri a lavorare al mio posto per mantenermi. Questa non è spiritualità."
Qui termina il racconto...le mie personali riflessioni non devono influenzarvi ma sono dell'idea che c'è più spiritualità in mani che coltivano la terra piuttosto che in mani giunte che pregano, la vita è pratica, siamo qui per evolvere attraverso la vita e non a dispetto di essa...rispettarsi e rispettare l'altro sono fondamenti essenziali del vivere quotidiano. Nessuno può fare il tuo lavoro, nessuno può fare qualcosa al posto tuo.
Puoi scegliere di essere un parassita ma allora attenzione a chi giudicherai poco spirituale solo perché è "solo un panettiere". 
Non è importante quello che fai per vivere, ma ciò che fai per sentirti vivo e se ti rialzi dopo aver preso un gran calcio in culo. L'importante è se ci sei quando c'è più bisogno di te, in qualunque modo. Adesso.








Pamela C. De Logu

mercoledì 1 febbraio 2012

Riconduci i tuoi pensieri sul sentiero...

Quante volte nel non fare niente i pensieri iniziano a preoccuparci...
Siamo lì e non prendiamo le distanze dai pensieri lasciandoci inquinare, ogni volta che accade, diventiamo quei pensieri che ci trascinano da una parte all'altra lasciandoci senza energia.
Che cosa fare in questo caso? Intanto, se nel "non fare" i pensieri vengono a trovarci spesso, "nel fare" di rado. 
Quindi per prima cosa, trovarsi un'attività fisica aiuta moltissimo a non fissarsi sui pensieri che seppur lì passano senza trovare ancore.
Quando dipingi, usi la creta, disegni, cuci, prepari una torta, fai giardinaggio sei lì in quel momento e fai quello.
Estendendo quel momento del fare nel qui e ora, il solo atto del coltivare la terra o preparare un plum cake diventa sacro.
Il segreto non è scappare ma restare, se si scappa ci si sottrae al tempo dando a questo rilevanza se si resta si diviene infiniti.
Ieri ho visto un video interessante, un noto psicologo parlava del pensiero positivo: sono sbalordita nel sentire che finalmente qualcuno sottolineava il fatto che il pensiero positivo è la più grande stronzata partorita negli ultimi tempi e crea spesso più stati d'ansia dell'esser sempre negativi...PERCHE'??? Perchè ciò che reprimi torna sempre più forte...diceva Wilde: "l'unico modo per liberarsi da una tentazione è cedervi"...l'unico modo per liberarsi dalla tristezza, dalla rabbia e da tutte quelle emozioni che non ci piacciono perché le giudichiamo, è accoglierle, guardarle, nel momento. Stare lì e osservare. Non diventerai più sereno perché ti dici che va tutto bene ma sarai autentico se ti dici che in quel momento sei incazzato e inizierai a guardare la tua rabbia senza giudizio per sentire cosa ha da dirti di importante...le emozioni sono degli indicatori, bisogna ascoltare e osservare, non reagire. La reazione deriva dalla paura, l'azione dall'ascolto e dall'osservazione. La paura che trasmuta in consapevolezza è il più bel regalo che possiamo farci. Come? Osservando senza giudizio. Assumendoci la responsabilità di essere nel momento presente come siamo. Non diversi da come siamo ora.
Michel De Montaigne scriveva: "Quando ballo, ballo. Quando dormo, dormo. Quando vado a passeggio per un bel giardino, se i miei pensieri iniziano a intrattenersi con cose estranee, li riconduco subito a passeggiare nel giardino, insieme a me e alla dolcezza di quella solitudine."
Riconduci dunque i tuoi pensieri sul sentiero ogni volta che ti vogliono portare via da dove sei in quel preciso istante. 

P.