Mi sono accorta che molte persone che si definiscono spirituali sono pressapochisti dal sorriso ebete stampato sulla faccia.
Una storia mi ha colpito profondamente, quella di un maestro che non ama definirsi maestro ma che maestro lo è sul serio: un uomo che ha cominciato dalla terra e che ha mosso i primi passi nella spiritualità mangiando polvere e sangue, vivendo dolori e schivando una vita di colpi.
Non è importante chi sia, in fondo potresti essere anche tu che leggi...
Quest' uomo si apprestava a fare un lavoro che avrebbe avuto bisogno della sua testa oltre che del suo cuore naturalmente, un noto maestro lo iniziò: gli diede della droga e gli chiese di provare.
Egli provò, davanti alla notorietà dell'altro quasi sempre ci lasciamo prendere dal dare fiducia con superficialità. Niente da giudicare.
Ma accadde che sotto effetto della droga egli riuscì a restare lucido, si distaccò dalle sue allucinazioni e disse al maestro: "Se un ladro venisse a casa mia ora, io non potrei difendermi e non potrei difendere la mia famiglia" Il maestro gli disse: "Non pensare queste cose o le tue allucinazioni si faranno angosciose". E il vero maestro disse:" Non m'importa, sono allucinazioni, constatavo che questa roba non è pratica, ti confonde se io devo fare qualcosa come difendermi da un ladro o dar da mangiare alla mia famiglia non me lo permette. Non può essere spirituale una roba così. Se io devo dar da mangiare a me e alla mia famiglia, devo lavorare a meno che non voglia fare il parassita. Allora si potrei farlo ma costringerei altri a lavorare al mio posto per mantenermi. Questa non è spiritualità."
Qui termina il racconto...le mie personali riflessioni non devono influenzarvi ma sono dell'idea che c'è più spiritualità in mani che coltivano la terra piuttosto che in mani giunte che pregano, la vita è pratica, siamo qui per evolvere attraverso la vita e non a dispetto di essa...rispettarsi e rispettare l'altro sono fondamenti essenziali del vivere quotidiano. Nessuno può fare il tuo lavoro, nessuno può fare qualcosa al posto tuo.
Puoi scegliere di essere un parassita ma allora attenzione a chi giudicherai poco spirituale solo perché è "solo un panettiere".
Non è importante quello che fai per vivere, ma ciò che fai per sentirti vivo e se ti rialzi dopo aver preso un gran calcio in culo. L'importante è se ci sei quando c'è più bisogno di te, in qualunque modo. Adesso.
Pamela C. De Logu