sabato 27 ottobre 2012

Punto. A capo.

Il punto era che non sapeva ricevere. Il che presupponeva il non saper dare. Non sapeva dare né ricevere. Non sapeva ricevere né dare. Agli uomini.
Era una giovane donna sopravvissuta alla mercificazione del corpo e sulla strada del ricongiungimento con il suo spirito. Non sapeva che cosa fare quando lui la sfiorava, non sapeva cosa fare perché si era scelta l'indifferenza da sempre per non fare i conti con l'impegno.
Un impegno che la terrorizzava perché quando incapace di vedere il fondo non si affidava al suo riuscire comunque a stare a galla. Non si fidava di Dio, non si fidava di lei stessa, non si fidava e basta.
Quando camminava lungo quel viale che giungeva al parco si faceva prima mille domande.
Le mille domande erano quelle che sperava trovassero risposta tra gli alberi di quello spazio verde metropolitano.
Diceva di odiare quel posto. Non era vero. Non aveva mai trovato così familiare un sentiero come quello che la faceva irrigidire, perché era lì la sua più grande prova, quella di saltare nel buio e non pensare a come salvarsi. 
Aveva fatto una scelta? O l'aveva subita? Che cosa doveva fare? Dire la verità? O mentire ancora? La verità è quello che vuole sentire? O è l'ennesima voglia di avere sotto controllo la situazione? Potrebbe accettare di amarmi così? Solo per ciò che riesco ora a vivermi?
Una balbuzie relazionale, questo era, un sentire spastico che a tratti lasciava un vuoto di giorni riempito da innumerevoli niente. Chi era? Cos'era? Un' inevitabile ricerca di equilibrio mal gestita e un urlo soffocato dalla vanità e dalla necessità di apparire ok.
Che cosa avrebbe dovuto fare, che cosa avrebbe dovuto dire a chi la guardava cercando di capire?
 Intrecciava le mani come una bambina indifesa ma non aveva paura del giudizio, sperava in un giudizio, quantomeno avrebbe sentito qualcosa...forse...
Voleva innamorarsi, voleva così tanto innamorarsi, non riusciva mai, così vicino e poi via...non per paura per scelta, ora lo sapeva.
Non avrebbe più perso nessuno. 
Nessuno mai più se ne sarebbe andato via lasciandola sola una mattina senza nemmeno salutare. Lei si sarebbe protetta. Non avrebbe più lasciato che qualcuno potesse farle del male. E così si inventò un rapporto d'amore basato su un'ideale inesistente ma così bello da portarlo avanti come un regista impreparato sui gusti del pubblico tanto da fare un flop gigantesco alla prima uscita.
Si inventò emozioni e attenzioni, nascose a tutti la verità di un'incapacità di vivere secondo quanto era stato predisposto da quel Dio, che non voleva altro che lei riuscisse a fidarsi del fatto che ce l'avrebbe comunque fatta. E che solo una volta riuscita a non avere paura della perdita avrebbe assaporato la riconquista di un amore vero. 
Ma lei aveva fretta di vivere secondo quanto nella sua testa era giusto vivere.
Così testarda e infelice raggiunse la disperazione e perse tutto. Partì con un cuore ferito, tornò senza un cuore. Lo vendette al Diavolo in cambio di un sogno storpio e di poco valore.
 L'anima intanto urlava e lei la zittiva ogni volta lasciando che la voce si affievolisse tanto da sparire.
Poi accadde che Dio intervenne perché Dio non lascia mai che ci si allontani più di tanto dai suoi piani.
Si svegliò in preda al panico, si scoprì donna. 
Si scoprì sola e disillusa. Vide la verità e i suoi occhi si bagnarono. La nuda verità era che non voleva accettare la verità. 
La chiave era dire quello che aveva dentro. Ma era così brutto secondo lei che nessuno l'avrebbe più amata.
Quella sera fece solo un'ultima domanda alla quale non trovò risposta. Prese la valigia e se ne andò.
Viaggiò in prima classe vestita da profuga, piangendo per ciò che non aveva mai avuto.
Un estraneo ad ogni stazione, fumava con lei una sigaretta senza dire una parola, sorridendole, come se sapesse che quantomeno ora non aveva più niente da perdere.
Tutto era di nuovo reale, nulla da inventare e nemmeno più la voglia di farlo.
Ora c'era solo da vivere la difficoltà di vedere, la facilità del sognare non avrebbe portato che altre illusioni da condividere.
Chiese ad occhi chiusi la verità. Ed ebbe tutto ciò che non voleva ma di cui aveva bisogno.
Chiese a Dio: fai tu. E le mandò l'occasione di ascoltarsi attraverso un'eco, di guardarsi attraverso uno specchio. 
E cominciò a fare solo quello che era necessario fare per conoscersi. Non inventarsi.

La verità vi renderà liberi. Dice il vangelo. Forse alcuni non vi riconosceranno ma è un rischio che bisogna correre affinché quelli che vi stanno cercando possano trovarvi.
Non puoi perdere niente di ciò che è tuo. Se lo perdi vuol dire che non era tuo sin dall'inizio.


Pamela C. De Logu

4 commenti:

  1. Chiese a Dio: fai tu.....è la stessa cosa che ho fatto io, mi sono arresa e mi sto lasciando fluire, sto accettando anche di guardare ciò al quale non si è mai preparati, tutto passa attraverso l'amore, la fede, la scoperta della propria anima che ci renderà liberi un giorno...ma anche ora qui adesso.
    Grazie. Simo

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  2. Grazie a te Simo, a volte nella vita non si vuole vedere quello che tocca le nostre ferite, non ci si rende conto però, che così facendo queste non cicatrizzeranno mai.
    Un abbraccio
    Pam

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  3. "Se continuate nei miei insegnamenti, siete davvero miei discepoli.
    Così conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi".

    Gesù (Giovanni 8,31)

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