lunedì 30 settembre 2013

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Le nostre risate riecheggiavano nel cortile sotto casa da ore.
Di scatto Alessandro si girò e mi fissò negli occhi facendosi serio. Era così bravo a riprendere il controllo e così abile nel raccontare storie.

“…Immagina Pam se domani tu ti svegliassi come al solito e venissi da me per le quattro, come tutti i pomeriggi, immagina di arrivare davanti casa, suonare alla porta e vederti aprire da una donna che non conosci.
Non è mia madre, non è nessuno. Tu, un po’ confusa, chiedi di me e lei ti dice di non conoscermi, di non conoscere nessuno di nome Alessandro, rideresti istericamente, conosco quella risata, ti riprenderesti un attimo e continueresti a chiedere spiegazioni, ma lei stanca, chiuderebbe la porta.”
Ero confusa ma volevo sentire il seguito, mi aveva ormai incuriosita.

“Cosa stai cercando di dirmi Ale?”

Distolse lo sguardo.

“E se non fossi mai esistito? Se domani tu mi cercassi e nessuno sapesse di me, se solo tu sentissi che si stanno sbagliando tutti, che è una truffa, che tu sai di avermi incontrato nella tua vita cazzo!
Se continuassero a dirti che sei pazza, che stai rincorrendo un fantasma, se la tua vita d’improvviso fosse senza di me, ma non come quando uno muore e lascia qualcosa dietro di sé, come quando qualcuno è stato solo un sogno personale e nessuno può testimoniarne la presenza passata o presente.
Se semplicemente tu sola, potresti dire di avermi davvero stretto la mano, guardato negli occhi, se fossi sempre stato solo nella tua testa e ad un certo punto la realtà prepotente te la sbattesse in faccia questa verità…”
Sentii percorrermi da un brivido lungo la schiena, impallidii e iniziai a tremare, avevo messo in conto la possibilità di perdere qualcuno, era già successo, ma svegliarmi e ritrovarmi senza nessuna approvazione dei miei ricordi condivisi con un amico da parte degli altri, mi arrivava ora come un incubo, un vuoto.
Alessandro mi guardò e sorrise: “Ora so che ci tieni. Quello sguardo smarrito indica che faresti di tutto per ritrovare la strada che porta a me, che non ti arrenderesti a vivere di approvazione, di consigli, di “dai retta a me, lascia perdere” ora so che varcheresti una porta, quella dell’ignoto e riusciresti a riportarmi da te.
Quando una persona sente quel vuoto e nonostante tutto si avventura è perché ha fatto una scelta: nutrire la fiducia piuttosto che il timore, si può avere paura ma si può scegliere di non credervi.

Questo è tutto ciò che puoi fare con la tua vita. Amare o vivere nel terrore.

Quello che sceglierai farà di te quello che sarai.
Molti vogliono vedere altro nello specchio, ma non possono vedere nient’altro che la loro distorsione finché non accetteranno la possibilità di non essere quello che vogliono vedere e apprezzino ciò che hanno bisogno di vedere. La paura va guardata dritta negli occhi prima di poterla superare, il dolore va sentito prima di guarire, non si può far finta di niente immaginando di essere migliore di ciò che si è. Nessuno è migliore di altri. Siamo solo tutti feriti in qualche modo e cerchiamo un rimedio. Non dobbiamo migliorare, dobbiamo prenderci cura delle nostre ferite e guarire. Il nostro obiettivo non è essere migliori, è essere reali.”

Non sapevo che dire…

Iniziai a piangere, mi abbracciò e mi disse: non preoccuparti, non ci pensare adesso, vuoi una sigaretta?

Seduti sugli scalini della piazza, restammo abbracciati il tempo di un tramonto.

Quella sera fu l’ultima volta che vidi Alessandro.









Al mio più caro amico “mago”


P.

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